3 ottobre 2013: 366 morti accertati; 10 febbraio 2015: 300 morti accertati. In mezzo altre 3.363 vittime – secondo i dati forniti dal Viminale con riferimento all’operazione Mare Nostrum, sostituita dal primo gennaio scorso da Triton – quasi a voler dire che davanti a una tale emergenza umanitaria nessuna soluzione può essere veramente risolutiva.
Il Consiglio Nazionale Forense e l’Avvocatura hanno epspresso profondo cordoglio per le vittime e hanno ricordato ai capi di governo riuniti a Bruxelles pochi giorni fa che l’Europa ha scelto il volto dei diritti approvando nel trattato Ue la Carta europea dei diritti fondamentali.
E’ una scelta che deve rimanere caposaldo nella declinazione delle decisioni che le Istituzioni europee assumono, soprattutto quando queste concernono la vita stessa di coloro che guardano all’Europa come approdo di salvezza.
L’Avvocatura istituzionale, attraverso il “Progetto Lampedusa” – che ha anche tenuto da giugno a ottobre scorso una task force a Lampedusa per un supporto tecnico-giuridico alle autorità costiere e alle istituzioni, associazioni e ONG operanti in materia di migrazione – ha promosso diverse proposte volte a implementare soluzioni giuridiche già previste dalla normativa comunitaria, tra le quali l’adozione di un visto a validità territoriale per fini umanitari (già disciplinato dal Codice visti Ue e dal Codice frontiere Schengen), in relazione alla circostanza che in massima parte i migranti fuggono da Paesi in guerra o in emergenza ambientale.
Il visto dovrebbe consentire l’ingresso sicuro e legale, ed entro tre mesi massimo l’accesso alle procedure per il riconoscimento della protezione internazionale (riconoscimento dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria) o della protezione umanitaria. Tale sistema potrebbe limitare le stragi in mare e contribuire a combattere fenomeni criminosi come la tratta di esseri umani.
