DDL concorrenza: CNF disponibile a società di capitali aperte ai professionisti iscritti agli Albi

Audizione presso la Camera dei Deputati del CNF. Il presidente Mascherin disponibile a società di capitali aperte ai professionisti iscritti agli Albi, ma occorre individuare soluzioni per impedire che il livello di democrazia sia misurato solo dal PIL.

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Il presidente Andrea Mascherin e il consigliere Francesco Marullo di Condojanni del Consiglio Nazionale Forense sono stati sentiti il 17 giugno in audizione, prima presso la Commissione Giustizia e poi presso le Commissioni riunite Attività produttive e Finanze della Camera dei Deputati, sul Disegno di Legge governativo c.d.concorrenza”.

Mascherin ha richiamato l’attenzione dei parlamentari sulla scelta di fondo che sono invitati a compiere riguardo ad alcune norme contenute nel DDL ispirate dall’Autorità Antitrust e ad una visione esasperatamente liberista e mercatista che non considera il loro impatto concreto sul sistema dei diritti dei cittadini e sulla giurisdizione.

L’Avvocatura è aperta ad un confronto – ha specificato Mascherin – ma non può accedere ad una prospettazione di una democrazia basata sul PIL. Questo DDL contiene alcune norme che il Parlamento ha già avuto modo di vagliare negli anni scorsi ritenendole, praticamente all’unanimità, non condivisibili per queste ragioni”.

Oggetto particolare dell’audizione è stato l’articolo che introduce nell’ambito forense le società di capitali aperte al socio puro di capitale. “Non precludiamo nessuna soluzione – ha continuato Mascherin – Ma occorre prima fornire risposte alle questioni che un tale tipo di assetto societario pone: la garanzia della provenienza trasparente del capitale; il rispetto del segreto professionale; le scelte della difesa libere da pressioni del mercato. Un socio di capitale forte, estraneo alla professione e dunque alle sue regole, magari una banca o una assicurazione, importerebbe la logica dell’investimento/profitto in una attività finalizzata alla tutela dei diritti delle persone. Occorre chiedersi a chi questo può giovare. Certamente questo DDL non fornisce risposte adeguate a questi quesiti e compromette i principi tipici della professione di Avvocato, ad essa riconosciuti dalla legge a fini di garanzia di difesa dei cittadini: principi quali l’autonomia, l’indipendenza, il segreto professionale, la deontologia. Il provvedimento disegna un modello che non a caso non esiste neanche nei Paesi più liberisti”.

Le soluzioni specifiche secondo il CNF possono essere trovate nell’ambito della delega contenuta nella legge di riforma dell’ordinamento forense che il Governo ha lasciato cadere. “Occorre rivalutarla e confrontarsi su quella impostazione, che affronta e prova a superare tutte queste preoccupazioni – ha concluso Mascherin – anche perché le Stp volute dal Governo Monti non funzionano. In questo ambito già sarebbe possibile prevedere società di capitali aperte agli altri professionisti iscritti agli Albi, per garantire prestazioni multidisciplinari e una modalità di organizzazione dei servizi legali competitiva ed aperta ai professionisti più giovani”.

Il consigliere Marullo è entrato negli aspetti più specificatamente tecnico-giuridici della norma del DDL concorrenza, per segnalare gravi carenze come la mancata esclusione del fallimento, la mancata previsione come causa di esclusione del socio sanzionato in via disciplinare con la sospensione, la cancellazione o la radiazione e molto altro.

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